Attualità
Il Governo fa marcia indietro all'ultimo minuto sui previsti rincari del costo dei carburanti. Oggi quindi NON scatterà più l'aumento di 2-3 centesimi previsto dal 2011. Nel "Milleproroghe" è stata inserita una norma che cancella la clausola di salvaguardia necessaria per coprire l'abolizione della tassa sulla prima casa relativa al 2013.
Stangata fiscale rimandata, stangata sfortunata! Ci sarà da fidarsi? Dietrofront in extremis del governo sull'aumento della benzina, ma il rincaro si sa è solo rinviato. Oggi non aumenteranno più le accise sui carburanti previsti dal decreto legge "Imu" del 2011. L’aumento delle accise, di 3 centesimi al litro, avrebbe dovuto garantire quasi 700 milioni di euro per il 2015 e 18 milioni entro il 15 febbraio 2016, evitando l’aumento del deficit oltre le previsioni del ministero dell’Economia. Il testo appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale prevede che a "coprire" il buco saranno i proventi dal rientro dei capitali dall’estero. Nel malaugurato "caso" non fossero sufficienti, l'Erario si riserva la facoltà di aumentare entro fine settembre gli acconti di Ires ed Irap con una nuova maggiorazione delle accise dal 1° Gennaio 2016. Crediamo che l'eccessivo prelievo fiscale sui carburanti ed il "sempiterno" peso economico esercitato sulle famiglie sarà uno dei problemi “primi” da affrontare per il Governo, che indifferentemente dal “colore politico” nell'ultimo lustro ha sempre aumentato la tassazione correlata al mondo "automotive" (10 volte aumenti delle accise e 2 “ritocchi” dell’Iva, ndr). Ad oggi, si è calcolato come l’85% degli aumenti registrati dal 2010 siano di natura fiscale: con il nucleo familiare italiano medio che ha "depauperato" quasi 260 euro in più rispetto al 2010 per gli autoveicoli a benzina e persino 400 euro in più per i motori diesel. Nel mese scorso, quando i prezzi dei carburanti avevano raggiunto livelli davvero “minimi”, il fisco ha pesato per oltre il 65% sul prezzo della benzina "verde". Nell’ultimo anno l'automobilista italiano ha pagato in media la benzina 26 centesimi di euro al litro in più che nel resto d’Europa, 25 dovuti alle tasse “maggiorate” e solo 1 cent al prezzo del greggio industriale. Nonostante il prezzo del petrolio al barile sia in continuo calo, in Italia il prezzo alla pompa resta elevatissimo, con un carico fiscale per il contribuente che non ha eguali in Europa. Il divario “fiscale” con l'UE è destinato vieppiù ad aumentare: con ulteriori rincari già previsti “nero su bianco” fino al 2020, attivati da clausole cosiddette "di salvaguardia" contenute in vari provvedimenti legislativi per un totale di 2,5 miliardi di euro! Se tutte queste maledette “clausole” dovessero avverarsi, l’aumento complessivo dei prezzi al distributore sarebbe pari a 10-12 centesimi litro, senza contare l’Iva, che è salirà sicuramente dal 22 al 25% tra il 2016 e il 2018. "Chi mai ci salverà dall'invasione del pianeta delle Imposte?".
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