Governo e Decreto "Milleproroghe" Vs Taxi e Autobus "low-cost"!

All'interno del famigerato decreto “Milleproroghe”, che in questi giorni tanto fa dannare e discutere, c'è un emendamento ai limiti di legge, contro le società di viaggi organizzati in autobus low-cost. La modifica approvata in Senato proibisce i viaggi interregionali a chi non fa del trasporto la sua attività principale. Risultato? Tutte le attività del "nuovo settore" e le piattaforme online sarebbero tagliate fuori, lasciate morire come rami secchi senza linfa di Stato. Non esiste solo la protesta dei tassisti contro Uber, ma altre “startup” del web sono prese d'assalto, ci riferiamo a tutte le attività on-line che offrono viaggi a basso costo in comodi bus granturismo. Società nate in Germania, che ultimamente anche in Italia hanno fatto centinaia di migliaia di proseliti, con una mobilità di milioni di passeggeri su e giù per lo Stivale. Ora però i bus low-cost, sono messi alle “corde” dall'ultimo Governo “Milleproroghe”. Secondo la modifica proposta dal Senato della Repubblica, i viaggi su gomma interregionali potranno essere effettuati per legge, solo da aziende per cui il trasporto è l'attività principale, mandando “fuoristrada” tutte le altre nuove attività, basate su app e siti internet che subappaltano i servizi a partner sul territorio. Le associazioni di autotrasporto viaggiatori sono favorevoli all'emendamento, poiché ritengono giusto offrire riferimenti sicuri ai clienti per un servizio migliore, che non la mera vendita online dei biglietti viaggio. Opinione legittima, ma non condivisa affatto dalle “nuove compagnie” last-minute, che rigettano il provvedimento in toto perché al limite del legale. Come già avvenuto per il trasporto aereo, il nostro paese resta “refrattario” alle innovazioni in "mobilità" a basso costo ed alle occasioni per restare al passo coi tempi, soprattutto nel settore dei trasporti. Per ogni cliente-viaggiatore quella degli autobus "low cost" è sicuramente una vantaggiosa “chance” a tutti gli effetti. Il problema è che nel Belpaese deve ancora “svilupparsi” bene, la vera cultura della concorrenza. Un giusto equilibrio tra modelli di business convenienti per i consumatori, senza sfruttamento dei lavoratori, elusioni fiscali o di diritto, e le “sempiterne” lobby di potere che difendono i troppi privilegi dei soliti noti!