Perchè non iniziare ad usare la bicicletta invece di prender sempre l'automobile?!

Dopo la Seconda guerra mondiale la classe politica olandese ipotizzò che entro qualche anno le biciclette sarebbero dovute addirittura scomparire dalle città. Pensate che interi quartieri vennero rasi al suolo per realizzare nuove strade e sviluppare il traffico motorizzato. Gli effetti negativi della diffusione dell’automobile non tardarono ad arrivare, con un aumento spropositato degli incidenti stradali, che alcuni anni più tardi provocarono migliaia di morti di cui 400 bambini in tenera età. Questi eventi e numeri sconcertanti non lasciarono la popolazione indifferente, si organizzarono in breve tempo numerose manifestazioni di protesta ed episodi di disobbedienza civile per una migliore sicurezza stradale. In breve tempo il Governo olandese dell’epoca riconobbe e sponsorizzò la protesta, addirittura coinvolse i leader del dissenso nella pianificazione della nuova mobilità urbana, con limiti di velocità a 30 km orari e quartieri "no pollution", ove pedoni e ciclisti avevano la precedenza su tutte le auto e gli altri mezzi inquinanti. Durante gli anni ’70 i politici dell’epoca capirono in prima persona che una mobilità incentrata solo sull’automobile avrebbe causato in futuro grossi problemi e che quindi era meglio “prevenire” che curare. La protesta sessantottina fu determinante per la creazione della cultura "pedalante" in Olanda, ma le altre condizioni che favorirono l’invasione delle due ruote furono principalmente che i Paesi Bassi sono cosiddetti perché quasi completamente pianeggianti, con un clima meno rigido rispetto agli altri paesi limitrofi. Per questo la bicicletta è sempre stata un diffuso mezzo di trasporto e non è mai stata completamente abbandonata neanche durante gli anni della “Motorizzazione” come altrove. Il numeri di morti per i sinistri fu un altro fattore preoccupante con l’aumentare dell’inquinamento per le emissioni dei veicoli. Ad Amsterdam i ciclisti “contano” e nel tempo sono state prese misure sempre più mirate per accoglierli, con una fitta rete di piste ciclabili, sicure, scorrevoli e frequentate da tutti i cittadini, che utilizzano la bicicletta come mezzo di trasporto principale. A ciò si aggiunse la crisi petrolifera mondiale del ‘73, quando i paesi produttori di “oro nero” imposero un aumento del prezzo sui rifornimenti ai paesi occidentali, tra cui l’Olanda (divenne famoso il discorso televisivo del primo ministro che invitò tutti gli olandesi ad adottare un nuovo stile di vita con un occhio al risparmio energetico, ndr). Furono gli anni delle domeniche senz’auto, in cui i bebè non erano a bordo, ma a piedi a giocare sulle vie del centro tutte aperte e quasi deserte, con le persone ricominciavano a vivere la città in totale sicurezza. Per alimentare la crescita dei ciclisti nell’intera nazione fu fondamentale la realizzazione di centinaia di kilometri di piste ciclabili urbane, collegate in rete. Oggi l’Olanda sviluppa una rete di circa 35000 km di piste ciclabili, ad Amsterdam il 40% degli spostamenti avviene in bici. La mobilità verde su due ruote è molto considerata dalle amministrazioni comunali, con tecnici specializzati che vi lavorano quotidianamente per migliorarla, la rete ciclabile è curatissima e negli ultimi anni si stanno diffondendo le e-bike, le bici elettriche, in particolare tra gli anziani. Perchè non prenderne esempio?