Sicurezza Stradale
Spese per la sicurezza o soldi pubblici buttati? Dopo lo scandalo degli autovelox non revisionati, scoppia il caso delle colonnine arancio che fotografano la velocità e le targhe degli autoveicoli violanti il Codice della Strada. Molte sono inutili e la multa non vale!
[avdv]
"Autovelox Si o Autovelox No? Questo è il problema". O meglio lo era! Adesso nel marasma stradale si aggiungono anche gli “speed-check”, ovvero quei totem metallici spuntati come funghetti arancioni da qualche anno ad un certo punto delle carreggiate. Servono a qualcosa? Sono veramente dei dissuasori del traffico, riducono la velocità dei veicoli o sono solo l’ennesima bufala da dimenticare con enorme spreco di soldi pubblici? Nel “sacro” nome della sicurezza stradale e della tutela delle persone e degli autoveicoli, tali inutili “tronchetti” colorati, all’inizio avevano messo “stranamente” tutti d’accordo: regioni, ex province e sindaci e loro più stretti collaboratori, come fossero “uova di Colombo” covate a lato delle carreggiate (difatti ogni postazione fissa costa al contribuente tra i 3 ed i 5 mila euro netti, ndr). Dalle arterie principali alle strade vicinali, non c’è piccolo paese, città, frazione o borgo che non abbia piantumato “on the road” gli “speed-check” arancioni. Adesso, come sempre troppo tardi “spunta” tutta la verità, ovvero che invece di “contenere” gli autovelox per il rilevamento della velocità, quasi sempre sono vuoti e di fatto servono come “deterrente” verso chi ha intenzione di correre in centro urbano o in periferia. Vieppiù il Ministero dei Trasporti non li riconosce ufficialmente come segnaletica stradale argomentando per iscritto: “I manufatti in oggetto, denominati “speed-check” non sono inquadrabili in alcuna delle categorie previste dal nuovo Codice della Strada e dal connesso regolamento di esecuzione e di attuazione, dunque per essi non risulta concessa alcuna approvazione”. Quelli omologati sono macchine automatiche, lasciate incustodite e munite di camera atta a fotografare le targhe dei veicoli in infrazione su strade a scorrimento veloce. Per tutte le altre strade, in particolare dentro i centri abitati, devono essere obbligatoriamente attivate in presenza di vigili urbani o da agenti della Polstrada. Quindi gli “speed-check non valgono come segnali stradali, sono pressochè inutili come deterrente (ogni volta che il passaparola tra gli autisti è divenuto di dominio pubblico, ndr) e tantomeno il limite di velocità sovraimpresso, è di difficile osservazione avendo dimensioni inferiori a quelle dei normali segnali. Lo “speed-check” si rende utile solamente su autostrade, superstrade e sulle strade ad alto scorrimento, a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico, dato che chi si trova a circolare su tali strade non può conoscere il contenuto all’interno delle colonnine e per forza di cose, dovrà alzare il piede dall’acceleratore e rispettare di conseguenza il limite prefissato. La normativa “Maroni”, tutt’ora vigente, prevede l'installazione degli “speed-check” con precisi requisiti: altissimo tasso di incidentalità dello specifico tratto stradale negli ultimi 5 anni e possibilità di contestazione immediata dell’infrazione. In conclusione: in centro lo “speed-check” per essere valido ed omologato deve contenere la mini telecamera dedicata, deve essere “curato” da vigili urbani o da agenti delle forze dell’ordine preposti e per ultimo dovrà essere ultra-visibile dall’autoveicolo e dal conducente in transito. Avete capito bene? La domanda quindi, sorge spontanea: “Ma invece di installare questi complessi e costosi nuovi marchingegni, i controlli non potevano continuare ad essere fatti all’antica?". Ovvero eseguiti dai soliti vigili urbani con lo stesso autovelox che piazzano dentro questi buffi funghetti metallici lampeggianti, risparmiando anche un bel po’ di euro? Ai posteri e loro amministratori pubblici l’ardua risposta!
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