Statistiche
Parlare di Mobilità Consapevole e poi non "praticarla" mentre tutti gli altri in Europa già lo fanno, non ha molto senso. Questo avviene in Italia, ove sarà durissima convincere i nostri connazionali ad abbandonare l’auto privata!
Per cambiare le abitudini degli italiani e per togliergli l'amata automobile privata ci vuole ben altro, che le campagne, i testimonial e le pubblicità "progresso" inneggianti ad una nuova mobilità molto più sostenibile che in passato! Nel 2016 a preferire i mezzi pubblici, o meglio ancora gli spostamenti casa-lavoro pedalando in bici oppure a piedi, è stato solo il 32% dell'intera popolazione. Un dato che lascia molto da pensare, oltre che destare serio imbarazzo per il futuro "mobile" dello Stivale, perchè in netto calo, più del 15% negli ultimi 20 anni. Lo conferma il "Rapporto sulla Mobilità 2016" pubblicato dall’Istituto Superiore di Formazione e Ricerca dei Trasporti, che conferma come l’auto privata per le famiglie tricolori è sacra e monopolizza le scelte "altre" dei mezzi di trasporto. Ogni 2 spostamenti su 3 l'italiano medio li effettua in automobile, in gran parte come autista, un’incidenza che è cresciuta di quasi 8 punti percentuale rispetto al 2001 e che la crisi economica non sembra aver cambiato di un millimetro. I diversi mezzi di trasporto pubblico contano numeri di utilizzo frammentati, con una riduzione del peso dei vettori urbani, assorbiti dai cosidetti spostamenti intermodali. Per la mobilità “attiva”, ovvero gli spostamenti "anti-inquinanti"a piedi o in bicicletta, la quota si attesta attorno al 20%, in diminuzione nel lungo periodo anche per l’impatto dei processi di dispersione urbana e del conseguente allungamento dei viaggi dei pendolari. Sempre nel "Rapporto sulla mobilità" si sottolinea come nel 2016 l’automobile privata abbia subito una prima battuta d’arresto "non casuale" rispetto all’anno precedente e, contemporaneamente, si sia verificato un recupero positivo per la mobilità sostenibile. Su base annua la variazione dei passeggeri trasportati dall’insieme dei mezzi pubblici è stata positiva nel 2016 con un buon +5%, ma non sufficiente a colmare il "vuoto" registrato dal 2008, con un deficitario -17%. Eppure in questi anni molto è progredito in ambito nazionale e locale, da quel lontano 27 marzo 1998, del primo decreto sulla mobilità sostenibile nelle aree urbane. Nella Finanziaria del 2007 è nato il primo fondo nazionale per la mobilità, a cui poi si è aggiunto il bonus del Ministero dell’Ambiente, gli emolumenti del dopo accordo di Kyoto e così via. Per non parlare delle varie forme di incentivo per l’acquisto di auto elettriche e ibride plug-in. I dati Istat, relativi ai soli spostamenti casa-lavoro, confermano questa tendenza: ovvero, solo 1 misero italiano su 10 si reca sul posto di lavoro a piedi. In 7 invece guidano l’auto propria o di altri. I lavoratori della Valle d’Aosta, del Trentino e della Puglia sono più votati alla mobilità "verde" rispetto a tutti gli altri compaesani. Gli impiegati che si recano in ufficio a piedi o in bicicletta sono molti più della media nazionale. In netto calo su base annua, l’uso del motorino per andare al lavoro, in media scelto dal 4%, tranne che in Liguria, dove quasi 1 lavoratore su 5 sceglie lo scooter per raggiungere l’ufficio. La preferenza per l’auto privata, osservando i tempi medi impiegati dagli italiani per spostarsi ogni giorno sulla tratta casa-lavoro è netta. Meno del 20% impiega più di 30 minuti, mentre il 40% dichiara di metterci meno di 15 minuti al dì. "Ma fino a quando, si potrà andare avanti così?"
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