Attualità
Per colpa della crisi economica, lo Stato italiano incasserà sempre meno euro dal mercato degli autoveicoli e vorrebbe tassare le due ruote!
Serviva proprio una crisi economica irreversibile, la più “odiata” dagli italiani, per far cambiare mentalità anche a quelli abituati a usare la macchina anche per andare a far la spesa al negozio di alimentari a pochi metri da casa. Laddove i movimenti ecologisti hanno fallito, di fronte allo strapotere delle case produttrici e degli industriali, ci voleva proprio una crisi che colpisse duramente il mercato automobilistico. Tuttavia fa “specie” osservare come l'attuale governo del “decreto del fare” e delle “larghe intese” incentivi l’uso delle biciclette a scapito dell’auto o della moto,proprio all’indomani della decisione dei vertici della più importante casa automobilistica italiana di abbandonare il Paese entro breve. Attenzione quindi a quello che attuerà nelle prossime settimane l’esecutivo al solo scopo di “batter cassa”. Adesso a causa della spropositata pressione fiscale sulle attività produttive, anche il connubio tra Stato e PMI si va disfacendo con chissà quali future “aggravanti” per i nostri portafogli sempre più “asciutti”. Sulla stampa e dai vari blog e forum "a tema" trapelano notizie "ansia" non proprio rassicuranti, sul fatto che, prima o poi lo Stato s’inventerà la tassa di possesso e di circolazione sulla bicicletta, con conseguente stipula di nuova polizza ed assicurazione obbligatoria per i ciclisti italici. D’altronde, il passo è veramente breve, se lo Stato incasserà sempre meno dalla vendita delle quattro ruote e le assicurazioni inizieranno a "piangere miseria", dove andare a riscuotere se non alla "casse dirette" dei cittadini? Non sarebbe certo una inedità novità o una sublime stranezza: agli inizi del Novecento, ad esempio la tassa sulle biciclette c’era già. Le automobili erano davvero poche e considerate come beni di lusso. Quando il Regno d’Italia non sapeva dove trovare soldi, stangava anche allora i poveri ciclisti. Non tutti certamente pagavano (non esisteva un registro pubblico ed i controlli erano più che casuali, ndr) ma al giorno d'oggi, istituire un’anagrafe delle due ruote simile al PRA per poi tassare le biciclette sembra opzione quasi irrinunciabile. Al contempo, siam certi che i cittadini stessi, e le diverse ed agguerrite associazioni dei consumatori, non staranno a guardare!
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